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Elaborazione tesi: Obiettivi

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Messaggio  Leozaquini Ven 05 Set 2008, 11:22 am

mancano contributi, siamo in attesa di un documento al riguardo. Possono comunque essere suggeriti degli spunti
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Elaborazione tesi: Obiettivi Empty idea di base: rivitalizzare gli organi di controllo.

Messaggio  Leozaquini Lun 08 Set 2008, 11:57 pm

Da un giovane amico, che vive in Italia, al corrente del fatto che stiamo organizzando un convegnio, ricevo un messaggio:
= = =

Volevo inviarti il file nel quale ti ho riassunto l'elenco delle principali autorità di controllo esistenti in Italia. Se solo funzionassero.... Come potrai vedere ne esiste una per ognuna delle questioni sostanziali per la democrazia di un paese:

-BORSA, FINANZA e FONDI
- MERCATO
- COMUNICAZIONE
- ENERGIA

Poi a livello locale esistono organi di tutela dell'AMBIENTE.

Io non sono un tecnico però credo che il loro monitoraggio e la garanzia che esse esercitano non è sempre impeccabile e a quel punto ne andrebbe denunciato il malfunzionamento.
Per questo ti allego un articolo di Eugenio Scalfari a proposito dello scandalo Parmalat.

Ti ho indicato anche alcune importanti associazioni a nostra tutela...

Beh, non so se questo materiale ti possa servire, sfortunatamente non ho avuto molto tempo per dedicarmi a delle ricerche più approfondite, ma continuerò ad informarmi e a verificare se esiste la possibilità di esercitare delle pressioni nei confronti di queste autorità per renderle più efficienti al fine di trasformare l'Italia in un paese quantomeno dignitoso.

Ciao, un abbraccio

e speriamo che il meeting degli ex grilliani ci aiuti a salvarci...

* * *
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Elaborazione tesi: Obiettivi Empty organi di controllo in Italia

Messaggio  Leozaquini Mar 09 Set 2008, 12:01 am

AUTORITA’ DI CONTROLLO DELLO STATO ITALIANO:

http://www.organidellostato.it/odsnew/#interno



ð CONSOB COMMISSIONE NAZIONALE PER LE SOCIETA' E LA BORSA http://www.consob.it/main/trasversale/risparmiatori/ruolo/index.html



ð ISTITUTO PER LA VIGILANZA SULLE ASSICURAZIONI PRIVATE E DI INTERESSE COLLETTIVO



ð AUTORITA' GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO http://www.agcm.it/



ð AUTORITA' PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI http://www.agcom.it/



ð AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS http://www.autorita.energia.it/



ð AUTORITA' PER LA VIGILANZA SUI CONTRATTI PUBBLICI DI LAVORI, SERVIZI E FORNITURE



ð GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI



ð COMMISSIONE DI GARANZIA DELL'ATTUAZIONE DELLA LEGGE SULLO SCIOPERO NEI SERVIZI PUBBLICI ESSENZIALI



ð COVIP - COMMISSIONE DI VIGILANZA SUI FONDI PENSIONE



ð UN ALTRO IMPORTANTE ORGANO E’ LA BANCA D’ITALA. http://www.bancaditalia.it/ che però ha il difetto di essere il controllore dei suoi proprietari…



AUTORITA’ DI CONTROLLO LOCALE:



ð L’ARPA (OGNI REGIONE HA LA SUA) http://www.arpa.piemonte.it/





ALCUNE IMPORTANTI ASSOCIAZIONI CHE POSSONO INTERESSARTI SONO:



ð L'ACU onlus - «Associazione Consumatori Utenti», riconosciuta a livello internazionale, rappresenta consumatori ed utenti presso le istituzioni e in sede giudiziaria. Attiva nella lotta alle contaminazioni ambientali, nella promozione del consumo etico e dell'l'etichetta completa per i cibi irraggiati. Vigila nei settori dei prodotti di largo consumo e dei servizi agli utenti. Presta consulenza ai cittadini nei suoi sportelli territoriali. Socio di Banca Popolare e Etica, nel 2003 l'ACU promuove campagne di lotta internazionali alle privatizzazioni dei servizi idrici.

ð Adiconsum, associazione di consumatori fondata dalla CISL, offre consulenza e informazioni sul territorio e online agli associati. Agisce a difesa dei consumatori in autonomia da imprese, partiti, governo e sindacati. Svolge la sua attività in ambito di qualità e sicurezza dei prodotti, equità e trasparenza dei contratti di adesione, risparmio energetico e tutela ambientale, servizi finanziari, assicurativi e prevenzione usura. Sono targate Adiconsum le pubblicazioni «Test noi consumatori», «Guida del consumatore», «Occhio a», «Adibank».

ð L'ADOC, «il sindacato dei consumatori», è attivo per la difesa e l'orientamento di consumatori e utenti. E' abilitato alle procedure di conciliazione e arbitrato, assiste gli iscritti in ogni controversia e gli offre consulenza legale specialistica. Con il portale ADOC estende il suo raggio di collaborazione e interazione con i consumatori, tra i suoi propositi anche l'assistenza a utenti Internet e avventori del commercio elettronico.



ð L'ADUSBEF onlus, «Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari Finanziari Assicurativi Postali», è attiva soprattutto in ambito bancario, finanziario e assicurativo. Protagonista delle campagne che hanno vincolato banche e assicurazioni a una maggiore trasparenza, e le autorità di controllo a intensificare la vigilanza a tutela dei cittadini. Sul portale ADUSBEF sono reperibili articoli e studi, sentenze e testi di legge, consigli e guide, moduli e lettere tipo, prezzi e tariffe.

ð ADUC, «Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori», il suo campo d'azione è nella prevenzione dei pericoli per salute e sicurezza di utenti, consumatori e ambiente. Denuncia delle disfunzioni dei servizi pubblici. Iniziative di formazione e informazione di consumatori e utenti con l'obiettivo di creare un equilibrio socio-economico con produttori e distributori. ADUC pubblica «Usi&Consumi», rassegna stampa settimanale internazionale su utenze e consumi.

ð AltroConsumo, «il portale al servizio dei consumatori», associazione privata senza scopo di lucro, opera per promuovere e difendere diritti e interessi del consumatore. Pubblica l'omonima rivista che fa ampio uso del metodo dei test comparativi dei prodotti, produce inchieste sui servizi e da consigli utili per stabilire il miglior rapporto qualità/prezzo. Le qualità di AltroConsumo sono autonomia da imprese, sindacati, partiti e governo, rappresentatività dei consumatori e professionalità dei collaboratori.





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Elaborazione tesi: Obiettivi Empty Un esempio di NON funzionamento: Parmalat

Messaggio  Leozaquini Mar 09 Set 2008, 12:06 am

Gli organi di controllo, controllati dalla Casta, tramite i loro organi di rappresentanza: i partiti, e non invece dai cittadini (disorganizzati per realizzare questo controllo) non eseguono di fatto lacun controllo.

le conseguenze sono ben illustrate da questo articolo di Eugenio Scalfari.
Che pero' non affronta il problema del "che fare". Poco male, se a farlo siamo noi.




= = =

Lo scandalo Parmalat

e i poteri di Bankitalia

di EUGENIO SCALFARI

NON credo che i risparmiatori coinvolti nel crac Parmalat, i lavoratori dipendenti dall'azienda e i creditori della medesima siano particolarmente interessati dalla disputa istituzionale che oppone senza esclusione di colpi il ministro del Tesoro e il governatore della Banca d'Italia con i relativi "supporters" dell'uno e dell'altro. Risparmiatori, lavoratori, creditori, guardano piuttosto all'opera del commissario del gruppo Parmalat, Bondi, e della magistratura nella speranza di poter rientrare almeno in parte in possesso dei loro crediti e di poter continuare a lavorare in un'azienda ripulita e rilanciata. 

La disputa istituzionale tuttavia è ormai esplosa e può esser foriera di seri danni se non sarà tempestivamente composta. Una riforma del sistema dei controlli che ne rafforzi l'efficacia in presenza d'un mercato finanziario notevolmente diverso da quando quei controlli furono istituiti è comunque necessaria e urgente, sicché il tema è quanto mai attuale. Il Parlamento darà inizio quanto prima ad un'utile indagine conoscitiva che dovrà chiudersi entro febbraio. A quel punto ne sapremo tutti di più, anche perché nel frattempo la magistratura di Milano e di Parma avrà potuto portare avanti il suo lavoro. Prima conoscere e poi deliberare, disse a suo tempo Luigi Einaudi. A questa massima è bene attenersi tantopiù su questioni così delicate. 

Alcuni aspetti del crac Parmalat sono tuttavia già emersi con chiarezza, sia per quanto riguarda il mancato funzionamento di alcuni organi di controllo societari, sia per le competenze, i poteri e le finalità delle istituzioni alle quali è affidato il controllo pubblico e la gestione delle regole vigenti. Su tale questione è dunque possibile esprimere fin d'ora qualche meditata riflessione.





* * * 
La prima riflessione riguarda la dimensione della bancarotta Parmalat non solo per quanto attiene alla quantità delle risorse bruciate con veri e propri atti di pirateria finanziaria da parte della proprietà e del management dell'azienda, ma anche il perimetro territoriale che è stato il teatro della vicenda. 

In un'intervista pubblicata venerdì scorso su "24 Ore" Tommaso Padoa Schioppa ha più volte richiamato questo aspetto della questione. Cito il più significativo di questi richiami: "I profili internazionali del caso Parmalat sono decisamente trascurati nel dibattito attuale, sia dalla stampa italiana che da quella estera. Le banche implicate sono in larga misura non italiane, l'agenzia di "rating" è straniera e lo stesso gli "auditors", le emissioni obbligazionarie non sono state fatte in Italia. Una lettura strettamente nazionale deforma la diagnosi e può fuorviare la terapia". 

Più oltre l'intervista tocca un altro punto sul quale il dibattito politico ha fatto molta confusione, evidentemente per scarsa conoscenza dei meccanismi del sistema. Dice Padoa Schioppa: "La centrale dei rischi nasce in un'epoca in cui le barriere valutarie facevano sì che tutto l'indebitamento di un'impresa fosse verso il sistema bancario nazionale. Oggi questo non è più vero e la centrale rischi ha perso perciò di efficacia" . 

Ad ulteriore supporto di questa affermazione mi sembra utile elencare la lista delle banche che hanno emesso e collocato i bond della Parmalat, con le relative percentuali sull'emissione totale: J. P. Morgan-Chase 21%, Merrill Lynch 11, Morgan Stanley 11, Ubs 8, Paribas 7, Barclays 5, Sssb 4, Deutsche Bank 4, Nomura 2, Bear Stearns 2, Csfb 1. Queste banche da sole coprono il 76% delle obbligazioni Parmalat. Il resto è formato da consorzi di collocamento tra banche italiane e straniere. Oltre ai bond, il sistema bancario italiano e internazionale ha concesso prestiti al gruppo Parmalat nella seguente misura: Bank of America 700 milioni di euro, CitiGroup 500. Il totale ammonta a 1.200 milioni di euro, cui aggiungere i prestiti di altri Istituti di credito di cui non si conosce l'entità. Il totale dei prestiti di banche italiane (Capitalia, Intesa, San Paolo) è stato di 1.000 milioni di euro. 

La portata internazionale dell'"affaire" Parmalat balza dunque agli occhi con tutta evidenza da questa rassegna di cifre. Bisogna aggiungere che altre istituzioni bancarie e straniere partecipano con ruolo influente al capitale delle maggiori banche italiane; cito come esempi la Abn Amro e il Santander. Aggiungo infine a titolo di memoria che le società del gruppo Parmalat più coinvolte nella bancarotta sono (non a caso) collocati in paradisi fiscali (Cayman) e comunque all'estero (Lussemburgo, Delaware, Uruguay, Ecuador, eccetera). Risulta chiaro che in queste condizioni i controlli pubblici affidati alla Consob e - per quanto di sua competenza - alla Banca d'Italia erano oggettivamente del tutto insufficienti a cogliere le dimensioni se non addirittura l'esistenza stessa della crisi. 

* * * 
La seconda riflessione riguarda i controlli societari interni ed esterni delle aziende quotate in Borsa previsti dal Codice civile, dagli Statuti societari e dalle più recenti norme sulla "governance" sul cui rispetto vigila la Consob per assicurarne la trasparenza. 

Definiamola bene questa parola, trasparenza, della quale si fa un uso talvolta smodato senza capir bene di che cosa si tratti. Significa che tutti gli atti e le scritture di una società idonei a fornire ai risparmiatori un'immagine esatta dello stato di salute dell'impresa e delle sue condizioni patrimoniali debbono essere tempestivamente portati a conoscenza del pubblico. 

La Consob vigila affinché il criterio della trasparenza sia rispettato ed ha il potere di convocare il management e gli amministratori quando il mercato metta in evidenza anomalie che possano destare il sospetto di manovre non corrette e, appunto, non trasparenti. Gli interessati hanno l'obbligo di fornire spiegazioni e documentazioni appropriate, in mancanza di che sono passibili di sanzioni, multe, sospensione del titolo dalle quotazioni, denuncia all'autorità giudiziaria. La Consob estende la sua competenza anche su fusioni, incorporazioni, creazione di nuovi soggetti controllati, mutamenti nell'azionariato, sempre con la finalità di assicurare al mercato tutte le informazioni utili alla valutazione del titolo. Naturalmente, tra i vari elementi sui quali la Consob fonda i suoi giudizi, ci sono le relazioni dei collegi dei sindaci, le certificazioni degli "auditors" e la valutazione delle agenzie di "rating". 

Nel caso specifico i tre organi di controllo - sindaci, "auditors", agenzie di "rating" - hanno sempre confermato il buon andamento dei conti e del patrimonio ed hanno in tal modo fortemente contribuito ad "accecare" la Consob. I bilanci redatti dagli amministratori e diffusi secondo le norme della trasparenza registravano infatti una situazione apparentemente corretta: profitti industriali e finanziari adeguati, "assets" patrimoniali solidi, rapporto debiti-crediti soddisfacente, liquidità più che abbondante. 

Dirà la magistratura come sia stato possibile che gli organi di controllo dell'azienda non si rendessero conto per anni del fatto che gran parte delle poste di bilancio fossero inventate e gran parte della documentazione di supporto falsificata. Se cioè sindaci, "auditors" e "agenzie di rating" siano state vittime inconsapevoli dei raggiri messi in essere dagli amministratori e dal management o ne fossero invece conniventi. Ma anche nel caso dell'inconsapevolezza resta in ogni caso palese un'incapacità e una mancata diligenza professionale di enormi dimensioni. 

Il sintomo più evidente che avrebbe dovuto allertare gli organi di controllo societari - come già rilevammo due settimane fa al primo segnale della bancarotta - avrebbero dovuto essere le cifre di una liquidità sovrabbondante messe a confronto con un indebitamento altrettanto sovrabbondante: due eccessi inspiegabili a lume di logica che infatti celavano una voragine senza pari. 

Questa stessa anomalia del resto avrebbe dovuto richiamare l'attenzione non solo dei sindaci, degli auditors e delle agenzie di rating ma anche di Consob e delle banche finanziatrici. Tutti dormivano, nessuna verifica di attendibilità della documentazione fu effettuata da parte di nessuno. E questo è il punto interrogativo che la commissione parlamentare di indagine dovrà esaminare con la massima cura e che la magistratura dovrà risolvere ai fini di verificare il grado di responsabilità di ciascuno. Resta fin d'ora evidente che le certificazioni di bilanci falsi per nove decimi non potevano sfuggire agli organi di controllo dell'azienda che meritano dunque le più severe sanzioni. 

La Consob dal canto suo ha assicurato per anni la trasparenza e la circolazione di bilanci falsi. I suoi poteri sono certamente insufficienti quanto l'attenzione con cui ha usato dei poteri che aveva. Altrettanto si può concludere riguardo alle banche finanziatrici. 

* * * 
Siamo così giunti al capitolo Banca d'Italia, che stando alle polemiche in atto è posto in prima fila nei giudizi di responsabilità. 

Personalmente non sono un grande estimatore di Antonio Fazio. Già nell'articolo che scrissi due settimane fa (e anche molto più addietro nel tempo) ho formulato molte critiche sulla gestione del governatore. Una gestione priva di collegialità che ha accantonato i talenti migliori e portato avanti i mediocri, che ha subordinato la concorrenza interbancaria alla stabilità del sistema mantenendo tuttavia entrambe queste due competenze evidentemente in contrasto tra loro e nonostante che molte voci da tempo suggerissero di separarle affidando la tutela della concorrenza alla commissione antitrust. 

Ciò detto e qui ribadito, la responsabilità di Bankitalia sul controllo di trasparenza è del tutto inesistente, non le spettano e non ha né i poteri né gli strumenti per esercitarla. Non ha titolo per intervenire sulle società. Quanto alle banche, né il funzionamento della concorrenza né la tutela della stabilità del sistema consentono alla Banca d'Italia di passare da una vigilanza quantitativa ad un controllo qualitativo sull'erogazione del credito ed è bene che sia così. 

Ogni ipotesi di controllo qualitativo riporterebbe l'erogazione del credito ad una gestione con criteri politici che si ebbe in effetti fin quando lo Stato e i partiti di maggioranza controllarono direttamente le grandi banche di proprietà pubblica, le fondazioni e la totalità delle Casse di risparmio e delle banche popolari. Quella fase è stata fortunatamente superata sia pure molto gradualmente. Intraprendere ora un percorso a rovescio sarebbe una iattura più grande ancora della bancarotta Parmalat e non darebbe alcun beneficio ai risparmiatori e ai creditori. 

Ciò non significa che i poteri di Bankitalia non debbano esser ridefiniti. Ho già detto che tutela della concorrenza e tutela della stabilità delle banche vanno separate. Aggiungo che anche la vigilanza merita un profondo cambiamento: mantenerla dentro i confini nazionali di fronte ad un mercato finanziario di dimensioni globali è del tutto dissennato e lo stesso direttorio della Bce ne sembra convinto. Si tratta però di introdurre una modifica nello statuto della Banca centrale europea ed è necessaria l'unanimità del Consiglio al quale partecipano di diritto i governatori delle Banche centrali nazionali. 

Dalle informazioni disponibili risulta che le maggiori resistenze a questa europeizzazione della vigilanza, almeno per quanto riguarda i dodici paesi dell'eurogruppo, provengano dalla Banca d'Italia. Credo che sarebbe opportuno superare queste resistenze ottenendo di conseguenza anche la messa in comune della centrale rischi senza di che ogni capacità di controllo quantitativo risulterebbe evanescente. 

Questi sembrano gli obiettivi da perseguire allo stato delle attuali conoscenze. Attendiamo gli approfondimenti parlamentari e giudiziari per delineare definitivamente una riforma che sia efficace e non frutto di manovre politiche abborracciate e deleterie.

(11 gennaio 2004)
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Elaborazione tesi: Obiettivi Empty un primo suggerimento sugli obiettivi del nostro movimento

Messaggio  Leozaquini Mar 09 Set 2008, 12:10 am

un primo suggerimento sugli obiettivi del nostro movimento:

Fare funzionare gli organi di controllo gia' esistenti.

Iol funzionamento di questi organi di controllo viene sistematicamente insabbiato dai gestori del potere (che dei controlli non possono che temerne le conseguenze).

Compito del nostro movimento deve essere le'satto contrario: metterli di fronte ai loro compiti istituzionali e richiedere che svolkgano i loro compiti:

controllare.
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Elaborazione tesi: Obiettivi Empty Obiettivo democrazia

Messaggio  mfca_vale Mer 10 Set 2008, 2:19 pm

I problemi, pero`, sono due

1) spesso questi organi sono di nomina politica, quindi non sono indipendeti
2) spesso sono senza reale potere....cioe`, dicono tante belle parole, ma poi non hanno
strumenti per intervenire...

Quindi le prime cose da fare sono renderli veramente enti di controllo e dargli poteri "eeffetivi",
quando dico "effettivi", intendo non solo attribuirgli dei potere, ma metterli nelle condizioni di
utilizzarli. In Italia spesso alcuni enti hanno potere nominale, ma non reale...(per uan serie di cavilli,
perche` poi non hanno i soldi o gli uomini...etc...etc...).

Infine, come altro obiettivo io mi porrei quello di rivedere l`istituo referenderio in modo da potenziarlo.

Sollevavo il problema in un altro posto del forum, relativamente al "problema nucleare" (in Energia).
Gli italiani hanno votato contro il nucleare, ma adesso il nucleare con una semplice legge finanziaria
viene reintrodotto (...abbiamo un debito pubblico enorme...e giustamente spendiamo soldi nel nucleare....!).
I referendum in italia non sono VINCOLANTI? Qualcuno mi illumini...perche` se non lo sono, allora devono
diventarlo. Per annullare il verdetto di un referendum ci vuole un altro referendum, perche` i nostri dipendeti
non pososno fare quello che gli pare!
Poi toglierei il quorum. Al massimo alzerei le firme necessarie a proporre un referendum, ma toglierei il quorum.
Chi non va a votare...pazienza, come per il voto politico, evidentemente preferisce che scelgano altri al suo posto!
E poi istituirei il referendum propositivo, in modo da permettere leggi di iniziativa popolare, perche` deve essere
possibile per i cittadini far approvare delle leggi che reputano di interesse, ma che i proprio dipendenti
non si muovono a fare ( o perche` li riguardano personalmente o per altri motivi).
Infine, reputo, importante chiedere la consultazione popolare per tutte quelle norme che riguardano i
parlamentari (dall`alzarsi lo stipendio, ai benefit pensionistici...e ad una serie di privilegi che pagano
con i soldi dei contribuenti...). Infine
per una serie di argomenti che riguardano la salute dei cittadini, pure instituirei un referendum. Non opossono
fare la discarica di sostanze tossiche dove gli pare in Campania o allargare la base americane a Vicenza o
finanziare progetti per il nucleare senza interpellare la citadinanza....questo e` inammissibile! (O se non un referendum,
pensare a delle assemblee di cittadini o dei comitati che devono esprimersi...insomma...prima di fare queste cose deve esserci
un momento in cui la cittadinanza e` interpellata...e puo` dire la propria e puo` dare suggerimenti....
ed il parere deve essere vincolante...).

Ecco, se solo riuscissimo a fare queste cose...secondo me l`italia sarebbe un paese migliore...

Ciao,
Mfca

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